Per le imprese la sfida è sui talenti

Oggi si legge spesso di una guerra dei talenti e delle competenze al centro della sfida competitiva del futuro tra le imprese.

Non per niente le aziende più avvedute stanno investendo senza indugio sull’intera pipline dell’education, così da assicurarsi tassi di innovazione invidiabili.

Per sfatare il pericolo di un’implosione innescata dal rallentamento dell’economia mondiale noi pensiamo che le imprese sviluppate debbano perseguire lo sviluppo di un modello economico inclusivo, responsabile e sostenibile. Soltanto con la “contaminazione” si potrà fare non solo di più, ma meglio. Per riuscirci è necessario un radicale ripensamento delle strategie aziendali mirato a far emergere quell’ingegnosità collettiva, che fiorisce nell’ambiente di lavoro quando le persone vengono considerate per quello che sono: giacimenti ambulanti di risorse inesauribili. E questo è compito dei manager.

Domandiamoci allora se siamo pronti per queste nuove sfide. Forse in Italia, dobbiamo prima farci tutti un esame di coscienza. La nostra situazione non è altro che il risultato di un Paese malato di autoreferenzialità e soprattutto di carenza di meritocrazia, che riguarda anche il settore della formazione manageriale. Mentre all’estero si respira voglia di emulare i migliori, da noi spesso i migliori danno fastidio a chi preferisce difendere lo status quo. Siamo una società chiusa che preferisce vivere dentro i suoi confini anziché confrontarsi in un mercato aperto, dove a contare sono la validità dei curriculum e il posizionamento di università e business school da cui si proviene.

Il terreno su cui il Paese deve mutare, allora, è soprattutto quello della cultura manageriale. Sia nelle imprese, dove spesso si fa ancora fatica a percepire il valore aggiunto di profili molto qualificati, sia nel settore dell’alta formazione, a volte ancora schiacciata da un eccesso di competenze e talvolta fonte di un’autostima fugace che non risponde a ciò che oggi richiede il mercato.

Si ha bisogno di competenze trasversali, ma anche di vere e proprie life skills, a partire dalla consapevolezza di sé, dall’intelligenza sociale ed emotiva che andrebbero coltivate lungo tutto l’arco scolastico. Tutte abilità difficili da apprendere solo nelle business school. Bisogna iniziare a svilupparle prima, utilizzando al meglio anche le nuove tecnologie. È questo il terreno su cui la formazione manageriale può continuare a giocare un ruolo importante. Lo Studio Mario Silvano nasce proprio con questo intento e, da oltre 50 anni, affianca i manager italiani per aumentarne l’efficacia professionale. Volete scoprire come? www.studiomariosilvano.it

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