62. Stress da Smart Working: cause e rimedi

Lo Smart Working, o lavoro agile, nasce per promuovere la libertà  e il benessere del lavoratore, e questo aspetto lo conosce bene chi lo ha sperimentato nel periodo pre-Covid.

Con la tempesta Covid, il lavoro 4.0 ha subito inevitabilmente una brusca accelerazione che, come tutte le cose, ha i suoi pro e i suoi contro.

Certo è  che tutti coloro che si sono trovati ad essere Smart Workers dall’oggi al domani sono stati catapultati in una realtà a loro sconosciuta che all’inizio poteva anche essere piacevole, ma con l’andare del tempo, può  provocare problemi psico-fisici: dall’affaticamento visivo alle tensioni muscolari fino a forme da fame compulsiva.

La foto simbolo della casa dello smart worker sui social in questi mesi è quella di un tavolo davanti ad una finestra, un tablet ed una fumante tazza di caffè. Ebbene, questo tipo di postazione lavorativa, a detta di studiosi del settore, va rivista perché  la luce naturale deve arrivare di lato per non affaticare la vista, il monitor va posizionato un pochino più  in basso rispetto agli occhi e il tavolo di supporto deve consentire l’appoggio degli avambracci.

È  importante saper metabolizzare questa rivoluzione della nostra vita quotidiana, e la prima difficoltà  da affrontare è  quella della concentrazione data dalla presenza intorno a noi di altri membri della famiglia, soprattutto se non si ha la possibilità di una postazione dedicata.

Importante è  fare una scaletta delle priorità  e soprattutto continuare a mantenere i contatti con il mondo esterno, perché  altrimenti si rischia un isolamento totale che non giova di certo. Inoltre, il contatto con l’esterno ci aiuta a mantenere la capacità  di leggere le espressioni del volto e la postura del nostro interlocutore, capacità  che abbiamo coltivato negli anni e che ci aiuta a comprendere anche quello che il nostro interlocutore non ci dice apertamente. Questa capacità  viene meno, o comunque risulta molto più  difficoltosa, quando ci troviamo di fronte ad uno schermo, magari con una connessione non ottimale che si blocca in fermo immagini traballanti.

Ultimo, ma non ultimo non dobbiamo farci fagocitare dallo smart working che a questo punto non sarà  più  “smart”. Lavorare in autonomia dovrebbe accrescere il nostro senso di libertà  migliorando la qualità  del rapporto vita lavorativa e vita personale. Spesso però  non è  così, perché  ci sentiamo in obbligo di dimostrare la nostra presenza costantemente, anche se lontani, e quindi sentiamo il dovere di rispondere immediatamente a mail o messaggi, a volte senza limite di orario. Questa iper connessione non fa bene alla nostra salute, alla nostra concentrazione e alla nostra produttività.

Quindi come dicevano bene i latini è  più  che mai valida la locuzione: “In media stat virtus”, vale a dire “la virtù  sta nel mezzo” che sta ad indicare che dobbiamo ricercare un equilibrio che si pone tra due estremi, pertanto al di fuori di ogni esagerazione.

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